giovedì 28 ottobre 2010

Un eroe dei nostri tempi.

Con la vicenda Scazzi in pieno climax, sembra che la nuova capitale mondiale sia diventata Avetrana, e mentre l’Italietta è incollata al televisore, mentre giornalisti e conduttori abbandonano qualsiasi remora e scrupolo per dare agli avvoltoi quel po’ di carne marcia che basta per tirare avanti, ci si scorda sempre degli altri morti (con tutto il rispetto).

Il 10 novembre 1995, a Port Harcourt, città sul Delta del Niger, veniva impiccato Ken Saro-Wiwa. Come gli altri otto attivisti che videro la morte insisme a lui quel giorno, Saro-Wiwa, politico e scrittore dalla popolarità indiscussa, venne ucciso perché difendeva gli ideali di giustizia e uguaglianza.
Perché lottava contro quelle multinazionali petrolifere (in particolare la Shell) che con le loro attività di estrazione dell'oro nero rovinavano i territori dove risiedeva il piccolo gruppo etnico degli Ogoni, dal quale esso proveniva.
Figura di grande rilievo in tutta la Nigeria, lo scrittore, usò la politica per difendere i deboli. Ma, come è sempre successo, i “buoni” non fanno mai comodo.
Chi predica bene, raramente viene risparmiato, vedi Gandhi, Falcone e Borsellino o, un po’ più indietro, Cristo.
Tra gli scritti di Saro-Wiwa vi è una poesia che ripropongo qui sotto:


La vera prigione
(K. Saro-Wiwa)

Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un'intera generazione
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L'inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E' questo
E' questo
E' questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.


Nel 2009 è uscito A sangue freddo, secondo album del gruppo rock italiano Il Teatro degli Orrori. La traccia che da il titolo al disco è dedicata proprio al poeta nigeriano. Il testo del brano prende liberamente spunto da questa poesia, aggiungendo elementi inerenti all’uccisione del suo autore.

“Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa… Saro-Wiwa è ancora vivo!”

Nessun commento: