martedì 4 dicembre 2012

Addio alle armi

Inizio per la terza volta Addio alle armi di Ernest Hemingway. Le prime due hanno avuto degli esiti abbastanza negativi; ho interrotto la lettura dopo qualche decina di pagine. Sono molte le testimonianze che vedono Il vecchio e il mare come il libro più noioso mai scritto. Io non l'ho letto, quindi non saprei dire...
Non so se questo terzo tentativo andrà a buon fine (anche se sono un po' più grande rispetto alle volte scorse, chissà che non sia quella buona!), però nella prefazione dello stesso Hemingway ho trovato un passaggio che mi ha dato un grande interesse, sebbene sia difficile, per innumerevoli ragioni, poterlo condividere totalmente. Passaggio che non ricordavo dalle letture precedenti, o che forse non avevo neanche letto, visto il mio vizio - presumibilmente condiviso - di saltare le prefazioni.

"Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c'è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne. Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che incominciano a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno.
L'autore di questo libro sarebbe molto lieto di incaricarsi di questa fucilazione, se fosse legalmente delegato da coloro che combatteranno, e di badare a che venga eseguita con tutta l'umanità e la correttezza possibile e badare che a tutti i corpi venga data degna sepoltura. Potremmo perfino riuscire a farli seppellire nel cellophane o in qualcuno dei più moderni materiali plastici. Alla fine della giornata se vi fosse qualche prova che sono stato io a provocare in qualche modo la nuova guerra o non ho eseguito debitamente i doveri a me conferiti, sarei disposto, se non lieto, a farmi fucilare dallo stesso plotone di esecuzione e farmi seppellire con o senza cellophane o esser lasciato nudo su una collina."

[Ernest Hemingway, Addio alle armi - trad. Fernanda Pivano]

venerdì 12 ottobre 2012

Regole (o consigli) generali per fare delle foto che rasentino almeno la decenza.

Esempio di foto brutta
Oggi chiunque ha una macchina fotografica, e questo è legittimo. Il problema è che molte delle persone che posseggono una macchina fotografica (specie se reflex) si credono dei novelli Cartier Bresson.
La mia esperienza tecnica ed estetica nel campo della fotografia non fa di me un fotografo (qualche commento e qualche “Mi piace” sotto foto più o meno riuscite non mi rende un professionista), ma penso di avere abbastanza buon senso – neanche gusto, perché qui si tratta di buon senso – per capire quando una foto è ben fatta o meno.
Per inciso, non sto parlando di quelle che vengono comunemente definite “foto artistiche”, ma la lista che segue, contiene una serie di suggerimenti atti a rendere migliori le foto che uno fa in vacanza, al figlio appena nato, in pizzeria o a gruppi di persone prima, durante o dopo le esperienze più diverse. 
Ovviamente sono regole generali e non tengono conto dei casi particolari. Mi baso solo su ciò che vedo uscire da alcune compatte dopo le classiche gite fuori porta. Sono dei consigli, più che altro, da considerare validi in condizioni di “Che bello questo momento, voglio scattare una foto!”. Quella foto può essere un bel ricordo… oppure può farvi rimpiangere di averla scattata.

Non sta scritto da nessunissima parte che il soggetto delle foto debba stare nel centro della foto. Tutt’altro: per una questione di armonia e bilanciamento, in molti casi è opportuno che il soggetto principale della foto, venga decentrato, cercando di bilanciarlo con ciò che lo circonda.

Se fotografate una, due, quindici o centro persone in gruppo, toglietevi dalla testa la radicata convinzione che le facce debbano stare nel centro della fotografia.
Fra le varie cose che mi causano nausea, c’è il vedere fotografie dove sono tagliate le punte dei piedi, ma ci sono 4 metri di parete retrostante, completamente inutili.
Se fate uno scatto a figura intera e l’unico soggetto della foto è una persona, fate sì che la testa e i piedi di quest’ultima siano equidistanti dal margine superiore e inferiore della foto.
Idem se fate un mezzo busto o quant’altro… la testa non deve stare nel centro!

Le foto storte non sono più belle solo perché sono sorte. Ci vuole criterio anche per fare una foto storta.

Il flash è il miglior amico delle foto brutte. Primo: schiarisce le figure in primo piano e scurisce lo sfondo. Secondo: proietta quelle oscene ombre giganti.
Se è possibile, cercate di aumentare la sensibilità ISO della vostra macchina fotografica, o i tempi di esposizione, così che possiate tenere a riposo il flash anche in situazioni di luce scarsa o artificiale.

Lo zoom appiattisce la prospettiva, per quanto possibile evitatelo come fosse varicella.

Se fotografate più elementi insieme (esempio, figura umana e sfondo naturale o urbano), cercate sempre di dare il giusto spazio e il giusto peso a tutto.

Oggi molti software ci permettono di modificare le foto, specie in tonalità e colorazione. Anche lì è sempre bene essere parsimoniosi con color correction e luminosità/contrasto. Se si osa troppo, avremo come risultato delle discrete pacchianate, e non delle foto carine.

Un ultimo consiglio sulla quantità, più che sulla qualità. Con l’avvento del digitale non c’è più il problema del rullino con gli scatti limitati. Questo è un bene e un male. Tornando da una vacanza ci si ritrova con decine di “doppioni” che poi tocca eliminare a mano… oppure lasciare a occupare l’hard disk inutilmente. Visto che prevenire è meglio che curare, evitate di scattare foto ogni singolo secondo, ma cercate di scegliere bene i momenti che meritano di essere immortalati.  

venerdì 21 settembre 2012

Gli sgami per scrivere una tesi come si deve. Prima parte.

Non ho mai scritto una tesi prima di quella che sto scrivendo ora, ma ho scritto diverse tesine per le materie più disparate e, negli anni, ho appreso alcuni trucchi per fare sì che il cosiddetto cartaceo sia più presentabile.
Vi propongo alcuni di questi trucchi acquisiti nel tempo. Si accettano anche consigli!

Trucco 1: Allunga il brodo più che puoi.
Questo è uno sgamo davvero fondamentale. Si sa, una tesi di spessore fa sempre bella figura; inoltre, più è lunga, più aumentano le possibilità che, nella lettura, i professori non vadano oltre i ringraziamenti.
Visto che la neo-lingua concepita da Orwell in 1984 non è ancora entrata in vigore, hai il lessico a tuo favore! Usa quanti più avverbi e aggettivi inutili, e cerca sempre il sinonimo più lungo per una parola. Questo ti permetterà di scrivere in due pagine quello che ne avrebbe richiesta solo mezza.

Esempio:
Frase da scrivere: Oggi è una bella giornata, andrò a fare una passeggiata.
Alternativa n. 1: Quest’oggi è una giornata meravigliosa, credo che uscirò per andare a fare una lunga passeggiata.
Alternativa n. 2: Quest’oggi è una giornata meravigliosamente bella, il sole splende alto nel cielo terso e gli uccellini cinguettano felicemente. Ci sono delle discrete probabilità che mi venga voglia di uscire di casa per prodigarmi in una lunga passeggiata. Ah, poi devo anche passare da Graziano a riprendere quei dischi di Battiato che gli ho gentilmente dato in prestito… Quello mica te li restituisce se non te li vai a prendere da solo! Vatti a fidare degli amici!

…e questo era uno. Presto ne arriveranno altri.

venerdì 13 luglio 2012

Berlusconi si ricandida come premier per il 2013.



lunedì 9 gennaio 2012

Fake or not?



Mi imbatto in questo video dove un ladruncolo riesce a rubare un televisore ultrapiatto tenendolo sotto braccio, camminando all'indietro, perpendicolarmente alle telecamere di sorveglianza del negozio, in modo che l'oggetto dallo spessore irrisorio resti "invisibile". Che ha rubato una TV si scopre solo alla fine, quando la telecamera posta fuori dall'entrata del negozio riprende il tizio lateralmente e svela l'oggetto del furto.
Sulle prime viene da pensare "Un genio, accidenti!!!", subito dopo viene da pensare “Ehy, la prossima volta che vado all’Unieuro ci provo anche io!”, ma fin dall'inizio c'è qualcosa di strano.
Il negozio è poco frequentato, ma possibile che nessuno, compreso il commesso alla cassa - che dovrebbe avere un occhio sempre vigile - si accorga che un tipo sta facendo il moonwalk con una tv sotto braccio?
Rischiare il licenziamento: lo stai facendo molto bene.
Secondo: di ladri scemi ce ne sono... ma che uno non si metta neanche un cappellino per coprire almeno gli occhi... Non solo, sembra faccia di tutto per farsi vedere in faccia. Che sia convinto di essere in un reality? Che sia davvero così narcisista?
Mh… no, questo video è davvero strano.
Allora te lo riguardi per la seconda volta, cercando l’asterisco, la clausoletta, quella piccola cosina che ti fa capire in modo inequivocabile se il video sia finto o meno.
E alla fine, SBAM!
Scena finale, il tipo esce dal negozio e sulla TV si può vedere perfettamente il logo LG, sui classici adesivi che mettono sugli schermi nei negozi… al logo LG, in realtà, ci si può fare caso anche ad una prima visione; quello che la prima volta non si nota è che sulla vetrina del negozio c’è un bel manifestino pubblicitario che reca la scritta “La televisione più sottile del mondo” e sotto, SBADABAM!, una bella TV della LG, stavolta col logo bello visibile.
Non voglio fare il ganzo, perché basta leggere i commenti al video per capire che il trucchetto l’ha sgamato l’80% di chi ha visto il video. Il motivo per cui scrivo tutto ciò è per sottolineare come a volte basti giocare sulla viralità di alcune tipologie di contenuti per passare un messaggio. Questo spot è ben camuffato, tanto anche, anche una volta scoperto il trucco, resta difficile catalogarlo come “spot”, perché di fatto non ha le tipiche caratteristiche di uno spot… diciamo piuttosto che è una brillantissima prova di comunicazione che, probabilmente, funziona anche meglio di una normale pubblicità.