sabato 10 ottobre 2009

Il ritorno dei Fascisti

[Con la rarefatta collaborazione di A. Curcuruto]

A volte basta che una serie di circostanze, assolutamente disconnesse tra di loro, si accavallino una sopra l’altra contemporaneamente per avere una percezione distorta – o, se vogliamo, più fantasiosa – della realtà.
A distanza di un anno e mezzo mi è tornato in mente un episodio che, proprio a causa di questo accavallamento di circostanze, mi fece provare una sensazione che ora come ora definirei angoscia.
Ero in quinta superiore e quella mattina, come spesso capitava, prima di andare a scuola mi fermavo in pasticceria a fare colazione – sì, mi tratto bene!
La pasticceria in questione è su una strada della periferia pisana; è piuttosto rinomata per la qualità dei suoi prodotti. Anche se c’è da dire che ultimamente sono scaduti un po’.
L’arredamento del suddetto luogo è piuttosto raffinato, da parere un posto di lusso, anche se non vuole esserlo… almeno credo. Diciamo che può sembrare uno di quei luoghi riservati ad una cerchia più o meno ristretta di persone. E questo fatto, che preso da solo è il più inutile dei fatti, in questa storia va a costituire proprio una di quelle circostanze.
Un’altra circostanza è che eravamo nell’aprile del 2008. Chi ha più memoria si ricorderà subito che nell’aprile del 2008 Berlusconi è salito al governo per la quarta volta; non sarà difficile ricordare anche l’aria che si respirava in quei giorni.
Quella mattina il caso volle che nella pasticceria ci fosse un numero piuttosto alto di persone ben vestite, quasi eleganti. Persone che sarebbero potute appartenere a quell’ipotetica cerchia ristretta di cui parlavo poco fa. Chiamiamola “Borghesia”.
Fu sicuramente un caso che un numero così insolito di persone apparentemente benestanti si ritrovasse lì in quel momento, ma la prima cosa che mi venne da pensare fu: “Ecco, sono tornati i fascisti!”
Ebbi come l’impressione che, con la vittoria del Centro-destra, tutta quella gente di stampo fascista (seppur di gran lunga diluito) fosse uscita dalle tane in cui si nascondeva. Non è facilissimo da spiegare, ma mi sembrò come se questi borghesi ora non avessero più paura di farsi vedere in giro. Come se fosse di nuovo il loro turno e si sentissero liberi di passeggiare per le strade, andare a fare colazione nelle pasticcerie – che, erano luoghi appositamente per loro, per la loro cerchia ristretta – ostentando, inoltre, una certa spavalderia.
Lo ripeto: tutto questo discorso è frutto della mia fantasia; è probabile che lì dentro, quella mattina, non ci fosse stato nemmeno uno che abbia messo la X sul logo de Il Popolo delle Libertà, ma girandomi dal bancone verso la sala e vedendo tutte quelle giacche e quelle scarpe di pelle, la prima cosa che pensai fu proprio: “Ecco, sono tornati i fascisti!”

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