domenica 21 novembre 2010

La pirateria uccide la musica, ma anche no.

Chattando con un amirko, stasera, è venuto fuori un discorso che mi ha dato lo spunto per la seguente riflessione.
Si dice spesso che la pirateria musicale è dannosa per gli artisti, per il mercato della musica e per l’arte in generale. Quella dell’arte è chiaramente una trovata che ha il mero fine di dissuadere chi scarica musica (o film, ma per il cinema il discorso che segue sostanzialmente non è valido).
Per quanto riguarda il fatto che la pirateria musicale dovrebbe andare a discapito degli artisti, io ho fatto una semplice e banale considerazione. Banale nel senso che non ho certo l’esclusiva su questa analisi.
Premettendo che non so quanto sia il guadagno effettivo di un artista, o gruppo che sia, sulla vendita dei cd; per quanto ne so, la maggiore fonte di guadagno per un musicista è l’esibizione live, ed è qui che parte il mio ragionamento.
Poniamo il caso: sono un metallaro dall’animo gentile; girovagando su internet vengo a conoscenza dei Devastatori dell’Arcobaleno, gruppo metal-pop, più o meno conosciuto, formatosi a Sondrio; ascolto qualcosa e mi piace; mi scarico i loro album; li passo ad un paio di amici metallari come me ma, come me, dal cuore tenero, ai quali suppongo possano piacere; i Devastatori piacciono anche a questi ultimi che, a loro volta, li fanno conoscere ad altri due amici. In pratica, partendo da me, ci sono 5 persone che usufruiscono dell’opera del gruppo, senza però avergli dato un centesimo a questi poveri lavoratori che con le loro chitarre distorte ed i loro capelli lunghi decantano le opere di Guerrieri Oscuri che cavalcano pony rosa. Capita che i Devastatori fanno un concerto dalle mie parti chiedendo 5 € per il biglietto. Io, tutto gasato, dopo aver tirato fuori il giacchetto di pelle borchiato, con la toppa di Hello Kitty, chiamo i miei quattro metallari amici, facciamo una macchinata e andiamo a vedere i nostri paladini, regalando loro 25 € puliti puliti, più eventuale merchandise.
Poniamo un altro esempio: per caso, girando per un negozio di musica, noto Morte, distruzione e manciate di margheritine, ultima opera discografica dei Devastatori dell’Arcobaleno, gruppo che non ho mai sentito in vita mia; non esiste il p2p e viviamo in un mondo in cui i dischi non si possono masterizzare; la suddetta opera costa 20 €; col cavolo che spendo un ventone per un cd di un gruppo che non conosco!; se devo spendere soldi in album me ne compro uno ogni tanto, col rischio che poi, di fatto, non sia neanche un bell’album. I Devastatori passano dalle mie parti, ma io, non conosco niente di loro, magari mi fanno schifo, e quindi i 5 € del biglietto me li tengo per bermi una birra media al pub, coi miei compagni di metallo.
È facile notare come la differenza tra i due casi sia sostanziale e forse, effettivamente, piuttosto drastica, ma questo è tutto un discorso generale per rendere un po’ l’idea e affermare che, pur non comprando i dischi, ma scaricando musica dalla rete, si innescano dei meccanismi che comunque sia un guadagno agli artisti lo portano. Ovviamente c’è caso e caso, non è una regola applicabile sempre e comunque. Inoltre c’è da considera che, prendendo per esatto questo ragionamento, solitamente, la reperibilità dell’opera di un artista sulla rete è direttamente proporzionale alla sua fama e quindi, al suo guadagno effettivo. Mi spiego?

P.S. No, non sono un metallaro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

però adori hello kytty.