lunedì 29 giugno 2009

E allora ti ascolti questo artista o quest’altro, ti leggi le interviste di questo artista o di quest’altro e t’influenzano, ne trai degli spunti. Ma dicono cose che sono agli antipodi tra do loro.
E allora ti leggi i libri di questo scrittore o quest’altro, hanno punti di vista totalmente opposti. Però ti piacciono tutti e due. Però t’influenzano entrambi.
E poi lo stesso succede con i film.
E arrivi alla sera che ti sei puppato per tutto il giorno una serie di idee altrui che ti hanno influenzato seppur non ce ne fosse uno che dicesse una cosa uguale ad un altro. E allora pensi che sia un bene, forse. Che almeno ti apri la mente. Che il mondo è bello perché è vario. No?
E poi pensi che magari potresti smettere di sentire le opinioni altrui attraverso questi canali e fare tutto per conto tuo: scrivere per conto tuo, pensare per conto tuo, elaborare per conto tuo. Ma poi arrivi all’amara conclusione che sarebbe difficile elaborare senza esaminare le cose di quelli che hanno elaborato prima di te. E torniamo al punto di partenza. E non trovi una soluzione.
E poi ti dici che su tutti questi intrecci mentali che ti sei fatto faresti bene a buttarci giù due righe. E stai lì ad arrovellarti il cervello per trovare le parole, lo stile con cui buttare giù queste due righe. E scopri che lo stile che usi è lo stesso del libro che stai leggendo, etc.
Ma la cosa veramente triste è che poi pensi che pubblicherai tutto sul tuo blog. Perché la gente deve sapere. Perché la tua idea deve andare a far parte di quell’ammasso quotidiano di idee da cui uno trae gli spunti per i suoi pensierini serali.

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