lunedì 29 giugno 2009

"I miei rapporti sono indescrivibili: non sono simili a niente di già esistente, e se assomigliano vuol dire che c’è un equivoco, ovvero che qualcuno chiama con lo stesso nome due cose che differiscono. Io so che due persone uguali non esistono, quindi adotto un peso e una misura per ogni persona che mi si para di fronte, rischiando la nevrosi, per distinguere soggetti che non in tutti i casi si accorgono di come e quanto per me i rapporti importino. Mi spiego: cerco di non rimanere da solo, perché se ciò accadesse m’incazzerei alquanto, a tal punto da prendere in mano una spada e affettare gente random finché non mi fermano, o finché gli esseri non si esauriscono. E tu credi che questa sia solo un’iperbole, un modo per riempire dei fogli di parole, però dovresti vedere cosa scrivo negli altri fogli, quelli che tengo nascosti dagli sguardi ignari di coloro che alla fine di questo pezzo penseranno che alla fine non è vero che il sottoscritto non ha bisogno degli altri. Vedete?, siete imprecisi. La differenza abissale fra “altri” e “tutti” non vi è chiara: ho bisogno di persone, ma molte meno dell’intera popolazione mondiale. Per questo posso permettermi di non interessarmi e di allontanare molte ragazze alle quali non ho niente da dire, che non sanno che “andare a letto” per me significa “andare a dormire”, e che non distinguono la toccante tensione dal crescente accumulo di stress fossile. Posso permettermi di sopportare lo stress emotivo quando c’è un motivo, invece di offrire un gesto votivo alla legge del taglione, al concetto variabile di merito, colpa e giustizia generalmente applicato anche su coloro a cui si vuole bene, non sapendo bene chi nel rapporto si abbia intenzione di tutelare. Posso permettermi di selezionare chi fare entrare, posso permettermi di svelare che io non ho porte, basta la volontà di venire vicino. Posso permettermi di passare del tempo da solo, salvo che quando uscirò dal sottosuolo nessuno capirà il mio nuovo idioma. Posso permettermi di annullarmi e di insidiarmi in una qualsiasi ragnatela di rapporti per aggiungere casistica alla mia enciclopedia di esempi, quando sono esente da proponimenti. Posso fare un sacco di cose, e questo è causato da ed è causa del fatto che le relazioni con gli altri mi risultano difficoltose. Bene, ed ora torno a casa. In stazione c’è una radio: per caso ascolto una canzone, considero che non riesce a descrivermi perché sono solito esigere un’attenzione che va oltre i discorsi. Buon pomeriggio a tutti."
[Uochi Toki, "I rapporti"]

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