giovedì 1 luglio 2010

A propos de la musique commercial

Avevo quasi perso le speranze di poter riaprire questa pagina cliccando su “nuovo post”, ed invece eccomi qui! Eh, oh, quando mancano gli argomenti…

Qualcuno di voi conosce Pronti al Peggio? È un sito dove l’argomento principale è la cosiddetta “musica indie italiana”. Qualche volta capita che fra i vari lettori (o sarebbe meglio dire “guardascoltatori”) del sito scoppino delle vere e proprie risse virtuali per difendere o infamare personaggi più o meno noti che a loro volta difendono o infamano la musica più o meno commerciale.
Ora, tutto questo per me è solo uno spunto per dire quanto segue: la musica commerciale esiste fino a quando hai 16 anni, crescendo, se continui a interessarti della cosa, inizi a renderti conto che la distinzione non è più tanto tra commerciale o non commerciale, tra roba per intenditori o roba per le masse di quindicenni con la maglietta di Twilight e Ray Mysterio (che poi… esiste ancora?). È vero, esistono pezzi che sono più facilmente ascoltabili – ed ascoltati quindi da svariate persone – e pezzi che hanno bisogno di un certo gusto personale e di una, chiamiamola così, cultura musicale per essere digeriti. Il problema non è tanto il fatto di criticare una canzone se l’ascolta qualcun altro oltre a te e a qualche tuo amico di Myspace: il problema sta nella qualità! Invece di dire che quel pezzo è commercialefaschifolascoltatroppagenteladygagaprimaeraunuomo, soffermiamoci a capire se una determinata canzone è un prodotto qualitativamente alto o meno. Su cosa bisogna basarla questa valutazione? È difficile da dire, i fattori sono molteplici, io stesso (che comunque sono un ascoltatore assiduo, spazio tra molti generi diversi e mi diletto a suonare in un gruppo – insomma, ritengo di intendermene giusto un po’ di più della celebre casalinga di Voghera) avrei difficoltà a trovarli tutti. Sicuramente c’è l’originalità della musica: un musicista bravo non è uno che sa fare virtuosismi impossibili, ma una persona che riesce a comporre e trovare cose che nessun’altro riesce a trovare (vedi Elio e le Storie Tese, che oltre ad essere dei musicisti eccelsi, hanno una capacità compositiva ed un genio fuori del normale). Poi, nel caso ci sia, bisogna anche vedere la qualità del testo (vedi Fabrio De André, Franco Battiato… non vedere assolutamente Gigi D’Alessio, per essere banali). C’è da vedere quanto una canzone riesca a coinvolgere l’ascoltatore; ok, quest’ultima è una cosa che risponde anche molto al gusto personale, ma per il resto… non ci vuole molto per capire che i Tokio Hotel od i Lost sono idolatrati perché sono tutti dei figoni con più lacca che capelli, prima di essere dei musicisti.
Insomma, per concludere, non mi sembra che i Pink Floyd siano mai stati un gruppo di nicchia.

P.S. Mi fanno notare che servivo proprio io per dire questo! No, lo so, però avevo qualcosa da dire, e poi sembra che a molte persone che certe cose dovrebbero averle chiare, a volte sfuggano! Cheers!

Nessun commento: